[Vademecum] Scrivere storie per bambini
- Non proprio un gioco da ragazzi -
di Carlotta Colarieti, 11 Novembre 2015
Quello della narrativa per l’infanzia è un territorio vastissimo, misterioso e sconosciuto ai più. Come nel più classico dei mondi fantastici, le leggi – le leggi narrative – che regolano gli equilibri di questo microcosmo per microlettori sono diverse se non opposte a quelle conosciute e applicate per il resto della fiction.
In pratica, molti dei grandi autori, riconosciuti come indiscussi paladini della letteratura “adulta” si rivelerebbero incapaci di conquistare con le loro storie anche solo una fetta di questo piccolo pubblico.
Ma quali sono gli elementi da tenere a mente quando si scrive una storia per bambini? Di seguito ne riportiamo alcuni di fondamentale importanza.
Capire a chi ci si rivolge
Il compito più difficile quando ci si cimenta nella narrativa per l’infanzia è sicuramente la definizione della fascia d’età alla quale il testo è destinato. La prima grande distinzione da operare riguarda la scelta di rivolgersi a bambini in età scolare o non. A questa scelta seguirà poi la costruzione di una storia destinata a essere letta e ascoltata o solo ascoltata.
Tuttavia si tratta della prima di tante altre distinzioni, infatti, i temi e le strutture in grado di appassionare un bambino di dieci anni possiedono codici e tematiche diversi da quelli che interesserebbero uno di dodici o di sette. Così come diversi sono anche i gradi di autosufficienza nella lettura per ognuna di queste fasce d’età. Tutti questi elementi sono variabili fondamentali che l’autore deve considerare in fase di stesura.
Attirare l’attenzione
Quello dei bambini è un pubblico davvero inflessibile e se una storia non funziona, non ci sarà spazio per analisi approfondite o indagini stilistiche di alcun tipo: avanti il prossimo. Le storie per bambini, soprattutto quelle destinate ai più piccoli, devono riuscire a trascinare da subito il lettore/ascoltatore nelle vicende della trama. I bambini amano la magia, i draghi e le situazioni paradossali, ma non vogliono essere presi in giro: tutto deve essere assolutamente credibile e saper rispondere a ogni eventuale “perché?”.
Come i lettori più grandi poi, i bambini amano la lettura leggera, di puro intrattenimento, ma non disdegnano quella più impegnata, in grado di insegnare loro qualcosa. L’importante è che la storia sia costruita a loro misura, che non imiti il loro linguaggio ma lo parli, che non sembri, insomma, la storia di un adulto camuffato da bambino.
Narrare fa rima con insegnare?
Non sempre: la narrativa per l’infanzia può avvalersi dell’intento pedagogico oppure no. Questa scelta rimane dell’autore, il quale – sempre tenendo conto della fascia d’età dei propri lettori – può anche decidere di inserire nella trama questioni di problematica attualità, purché non trasmettano messaggi diseducativi.
La sfida di leggere
Quando si parla di narrativa per l’infanzia è sottinteso che il pubblico d’arrivo ha da poco scoperto il mondo dei libri o che, con i libri, sta ancora definendo il proprio particolare rapporto.
All’inizio, anche una cinquantina di pagine sembrano una sfida lunga e complicata da affrontare e allora, perché non organizzare il testo in piccoli capitoli? O magari strutturarlo con una generosa divisione in paragrafi? Tante piccole sezioni di testo aiutano a rendersi conto con facilità che si sta avanzando nella lettura e che leggere non è una sfida poi tanto faticosa.
La sfida di scrivere
Dietro a ogni storia, oltre allo sforzo della scrittura c’è sempre – o almeno così dovrebbe essere – la passione per la letteratura. Si tratta di un elemento che caratterizza la figura di ogni tipo di narratore, ma che, nel caso della narrativa per l’infanzia, deve manifestarsi con più forza. L’autore di storie per bambini deve possedere la capacità innata di incanalare in precisi codici linguistici la propria fantasia che deve essere, per forza di cose, instancabile e trascinante.
Quella degli autori dei libri per l’infanzia è quindi una categoria che affronta un lavoro difficile e dalle grandi responsabilità: i narratori di storie per bambini in un certo senso hanno doveri non solo nei confronti del proprio pubblico, ma anche verso quello degli adulti. Quando però si riesce nell’impresa di conquistare questi lettori in miniatura ci si può ammantare di gloria e incensare a buon diritto: avvicinare i più piccoli alla lettura significa, in fondo, preparare e formare i “grandi” lettori di domani.
Illustrazione di: Manon Gauthier